Ambiente: questo termine ha origine dal participio presente del verbo latino ambire, che significa girare, andare in giro. Ambiente entra nella lingua italiana nel Medioevo come termine filosofico riferito all’aria. Aria ambiente era l’aria che circondava un corpo o una persona.
La parola ambiente diviene generica nell’Ottocento sotto l’influenza della cultura storica francese per la quale i mutamenti erano causati dalla razza, causa genetica, dall’ambiente, cause sociali, economiche, culturali, e dall’occasione, causa fortuita.
Ambiente passa così dall’ambito della fisica, in cui definiva lo spazio che circonda un essere, a quello delle scienze storico-sociali in cui definisce il mondo dei rapporti sociali che circondano un individuo e ne determinano le credenze, il comportamento e l’evoluzione personale.
Si parla infatti di ambiente sociale e culturale, di ambienti sani o corrotti, per spiegare l’origine dei comportamenti di un insieme sociale o di un individuo.
La scienza che fa tradizionalmente ricerca sui problemi dell’ambiente è la biologia.
In biologia si definisce ambiente l’insieme delle condizioni fisiche e biologiche alle quali sono soggetti gli esseri viventi. Queste sono indispensabili per la loro sopravvivenza.
Con l’era industriale e l’aumento della popolazione cresce la necessità dell’uomo di adattare a sé la natura.
Le scoperte che hanno dato origine alla civiltà industriale hanno aumentato la capacità dell’uomo di convertire in energia produttiva le risorse dell’ambiente, dal carbone all’atomo. Tale adattamento risponde spesso non alle leggi e agli equilibri naturali, ma a quelle del profitto e del consumo.
Si sono in tal modo create situazioni di mutamento ambientale che hanno fatto venir meno le condizioni di vita di alcune specie viventi e messo a serio rischio quelle dell’uomo stesso a causa l’inquinamento ambientale.

Animal Liberation: nome del movimento che porta avanti il progetto di abolire il dominio dell'uomo sugli animali ed estendere la comunità morale oltre i confini della specie umana. La apparentemente semplice considerazione che, come noi uomini, anche gli animali-non-umani soffrono se gli viene negato il loro habitat naturale, la loro vita sociale, la loro prole, porta Animal Liberation a sostenere i diritti degli animali contro ogni violazione che l'uomo ne fa nei laboratori scientifici, nelle fattorie e nelle fabbriche di pellame, nelle arene e nei circhi, andando a caccia.

Animale: la parola latina animal, indicava un essere provvisto di anima. Questo termine, dunque, anche in italiano, sia come aggettivo che come sostantivo, indica chi è capace di vita, di funzioni quali la respirazione, il movimento autonomo, la nutrizione e la possibilità di procreare in età riproduttiva. Appartengono quindi al genere animale, tutti gli esseri viventi dotati delle primarie funzioni vitali e i cui organismi sono composti da cellule, compreso l’uomo.
Nella filosofia classica e medievale, i meccanismi vitali erano considerati comuni negli animali e negli uomini - come oggi è confermato dalla genetica - ma si riteneva che soltanto l’uomo avesse un’anima.
Nell’antichità esisteva una distinzione tra gli spiriti animali che garantivano il funzionamento del corpo, la sensibilità agli stimoli e riguardavano uomini e bestie, e l’anima razionale, o spirito: un dono questo che Dio aveva concesso soltanto all’umanità.
Tale dono si esprimeva nell’intelligenza superiore dell’uomo e soprattutto nella sua possibilità di giungere a conoscere la via della salvezza eterna.
A questo concetto di anima si connette l’uso attuale della parola: con anima ci si riferisce, infatti, alla parte immortale e divina dell’uomo, a tutto ciò che attiene alla sfera spirituale.
In questo senso l’animale, il bruto, schiavo degli istinti vitali e non educati dalla ragione, è opposto all’uomo: si parla allora di comportamento da animale riguardo a chi è incline all’azione fisica e violenta, e si definisce ‘bruto’ chi fa un uso feroce della forza.
Il rapporto tra uomo e animale è antichissimo: da sempre, gli animali vengono utilizzati come cibo e fonte di materie prime, e come strumenti di lavoro.
Oggi il ruolo degli animali come compagni di vita dell’uomo ha assunto maggiore importanza, e ciò ha favorito il riconoscimento di una sostanziale affinità tra uomo e animale.
Si ritiene, infatti, che l’animale abbia una psicologia, una dignità, sentimenti e forme di pensiero su cui la scienza si interroga e dibatte, ed esistono movimenti animalisti che si occupano dei diritti degli animali.

Antropocentrismo: termine con il quale sono indicate tutte le teorie che intendono l'universo in funzione dell'uomo.

Biosfera: tutto ciò che vive nell'aria, sul suolo, nel sottosuolo e nel mare.

Deep ecology: questo termine, ecologia profonda, è stato introdotto nel 1973 dal professore filosofo e scalatore norvegese Arne Naess. L’ambientalismo nacque come movimento politico popolare, grass root, negli anni 1960 con la pubblicazione del libro Primavera silenziosa, Silent Spring, di Rachel Carson. Coloro i quali erano già attivi nelle battaglie della conservazione/preservazione vennero affiancati da molte altre persone preoccupate per gli impatti ambientali negativi della moderna tecnologia industriale. L’articolo di Naess era basato su un intervento che fece a Bucarest nel 1972 alla Conferenza sulla Ricerca del Futuro del Terzo Mondo, Third World Future Research Conference. In quell’intervento Naess discusse il vasto retroterra del movimento ecologico e le sue connessioni col rispetto per la Natura e il valore inerente degli altri esseri viventi. In quanto amante delle montagne che aveva scalato in tutto il mondo, Naess aveva avuto l’opportunità di osservare le azioni politiche e sociali nelle diverse culture. Sia storicamente che nel movimento contemporaneo Naess vide due forme di ambientalismo, non necessariamente incompatibili l’una con l’altra. Una la chiamò “il vasto movimento dell’ecologia profonda”, long-range deep ecology movement, l’altra “il movimento ecologista superficiale”. La parola “profondo” si riferiva anche al livello di ragionamento sulle nostre intenzioni e sui nostri valori quando discutiamo dei conflitti ambientali.

Ecologia: parola che proviene dal greco oikos, casa, quindi spazio in cui si vive. L’ecologia è la parte della biologia che studia le condizioni della sopravvivenza biologica e le interazioni tra le forme di vita, allo scopo di conservare l’equilibrio ambientale e ripristinarlo quando viene messo in pericolo.
Con l’ecologia si è passati così dal concetto di ambiente biologico a quello di ecosistema, in cui l’ambiente di tutto il pianeta terra viene visto come un equilibrio instabile prodotto dalle interazioni tra le diverse specie viventi.
Tali forme di vita sono considerate tutte parti indispensabili dell’ecosistema e sono necessarie per il mantenimento delle condizioni ottimali di sopravvivenza dell’intero pianeta

Economia: è una parola di origine greca, composta da oikos che significa casa e nomos che significa dividere, ripartire.
Letteralmente significa amministrazione della casa, anche nel senso ampio di comunità, società, stato. Dal greco deriva il latino classico oeconomia che dà origine al francese trecentesco économie, da cui proviene economia, attestata in italiano verso la fine del Settecento.
In astratto economia significa uso razionale di qualsiasi mezzo limitato, in particolare denaro, che mira al massimo vantaggio con il minimo sacrificio.
Dal punto di vista scientifico, l’economia è la scienza che studia i processi di produzione, distribuzione e consumo dei beni e servizi che soddisfano i bisogni.
Nata dalla necessità di dare consigli agli uomini di stato in materia di politica economica, l’economia si divide in macroeconomia o scienza delle finanze, che si occupa di gestione economica dello stato e prende in considerazione insiemi economici complessi come il reddito nazionale o il risparmio, e microeconomia, o economia privata o aziendale, che si occupa delle unità economiche singole come le famiglie o le imprese.
La scienza economica è teorica, quando si occupa delle grandezze economiche astraendo dalle loro specificità storiche, o applicata, quando studia le dinamiche economiche tipiche di una specifica attività produttiva, come nel caso dell’economia agricola, industriale, dei trasporti.
Numerosi sono i tipi di economia che si sono succeduti nell’evolversi della civiltà: l’economia primitiva, fondata sulla caccia e la raccolta detta distruttiva; quella produttiva basata sull’agricoltura; quella chiusa o curtense, tipica del Medioevo, basata sull’autosufficienza produttiva; quella di scambio basata sul commercio; quella industriale basata sul modo di produzione tipico dell’industria.
L’economia moderna è monetaria e di mercato. Si fonda, cioè, sugli scambi in moneta e sul rispetto della libera iniziativa individuale in campo economico.

Ecosistema: ambiente naturale caratterizzato da un insieme di elementi ed esseri viventi che interferiscono tra loro attraverso scambi di energia. O.H. Steck, in Welt und Umwelt, per ecosistema intende quelle “zone assai variamente grandi della superficie terrestre nelle quali vivono insieme da sempre parecchie, e anche troppe, specie di esseri viventi che sono legati tra loro e con il loro spazio di vita da numerosi rapporti”.

Ethos: in greco indica anche la tana dell'animale o la casa umana. È l'insieme dei principi che reggono, transculturalmente, il comportamento umano affinché sia veramente umano, nel senso di essere cosciente, libero e responsabile. L'ethos costruisce, sul piano personale e sociale, l'habitat umano, vedi Morale.

Etica biocentrica: etica non-antropocentrica, in cui la morale non viene più vista solo in funzione dell'uomo, ma in funzione del bios, della vita, quindi anche di tutte le altre creature e esseri che vivono intorno a noi.

Etica della responsabilità: nei primi anni del secolo scorso Max Weber introduce in una celebre lezione sulla politica come vocazione la distinzione fra un’etica della responsabilità e un’etica della convinzione. La prima, l’etica della responsabilità, è incentrata sulla valutazione delle conseguenze delle nostre scelte e delle nostre condotte. La seconda, l’etica della convinzione, è incentrata su principi che valgono di per sé, indipendentemente dalle conseguenze. Negli ultimi decenni del secolo scorso Hans Jonas propone il principio della responsabilità come stella polare che ci guidi nelle scelte e nelle condotte in un mondo in cui sempre più rilevante e pervasivo è l’insieme di effetti imputabili alla crescita della conoscenza scientifica e dell’innovazione tecnologica: un mondo in cui all’aumento dei nostri poteri causali deve corrispondere l’aumento delle nostre responsabilità morali. La complessa costruzione concettuale di Jonas muove da una convinzione elementare: non ha senso disporre di criteri etici che si applichino esclusivamente a conseguenze immediate in un orizzonte temporale di breve termine. Questa è la fallacia delle etiche della “prossimità” sia in senso spaziale sia in senso temporale. Il principio di responsabilità ci chiede di estendere la valutazione alle conseguenze di lungo termine e la massima di prudenza morale è quella che ci prescrive di vincolare le nostre scelte con la clausola che sia tutelata e assicurata la continuità nel tempo di possibilità di vita.

Inquinamento: tale parola proviene dal verbo latino inquinare, che significava sporcare, rendere sudicio ed è quel fenomeno per cui si danneggia l’ambiente con l’introduzione di sostanze estranee e dannose.
La colpa dell’inquinamento si dà di solito alle industrie; infatti, spesso gli elementi inquinanti sono sottoprodotto di attività industriali che creano oggetti sottraendo materie prime ed energia all’ambiente. Ma l’inquinamento può essere dovuto anche a comportamenti sociali e individuali in conflitto con le necessità dell’ecosistema come la distruzione sistematica di piante e animali, l’eccessiva concentrazione di popolazione, il traffico, il rumore, la produzione e l’abbandono di rifiuti solidi non biodegradabili.
E non è detto che siano inquinate soltanto le zone ad alta densità abitativa e industriale, ma anche le campagne a causa dell’introduzione indiscriminata di pesticidi e fertilizzanti nelle coltivazioni.
Spesso i paesi più poveri, quelli del terzo mondo, sono i più inquinati. Infatti le tecnologie industriali inquinanti o nocive, bandite dai paesi più evoluti, sono trasferite dove esiste una minore vigilanza.
I pericoli dell’inquinamento non sono solamente quelli visibili: ne esistono anche di nascosti, che si rivelano solo in laboratorio.
Molte sostanze inquinanti, infatti, hanno la capacità di passare dall’ambiente alle piante e, da lì, negli animali e nell’uomo. Queste sostanze possono causare malattie e anche, nel caso di inquinamento prodotto dall’atomo, mutazioni genetiche.
È inquinante qualunque comportamento che violi l’equilibrio che permette all’ambiente di neutralizzare le sostanze nocive normalizzando gli eccessi.
L’inquinamento è un problema globale, dell’intero pianeta. Infatti gli agenti inquinanti entrano nell’ecosistema planetario e si diffondono attraverso l’atmosfera, le correnti marine o l’esportazione dei prodotti danneggiati da un capo all’altro della terra.
Lo studio e la soluzione del problema inquinamento coinvolgono un gran numero di scienze e tecnologie, dalla fisica alla biologia e alla chimica, dalla meteorologia alla sociologia fino all’economia.
La parola inquinamento non si usa soltanto con riferimento all’ambiente naturale; parliamo infatti anche di inquinamento morale, riferendoci a mentalità, stili di pensiero e scala di valori.

Morale: forme concrete attraverso le quali l'ethos si storicizza. Le morali sono diverse a causa delle culture e dei tempi storici differenti.

Natura: la parola latina natura, da cui proviene il termine italiano, ha origine da natus, participio del verbo nasci, nascere.
Natura è tutto ciò che ha un’ordine, si realizza con tipi o specie e si forma con principi universalmente validi, leggi. Per i filosofi e gli scienziati antichi e medievali, la natura era la realizzazione della volontà di Dio nelle cose del mondo. Aristotele sostiene che la natura è il movimento o causa che plasma la materia secondo un modello o forma. Nel Medioevo la teoria aristotelica viene accettata, identificando il Dio cristiano con il motore immobile da cui deriva il movimento che origina la natura.
Nel Rinascimento, con l’affermarsi delle scienze naturali, fisica, chimica e biologia, i filosofi giungono a identificare Dio con la natura stessa, anche se distinguono la natura naturante, che è volontà divina creatrice, dalla natura naturata, realizzazione sensibile di tale volontà.
La natura e le cose che procedono secondo le sue leggi sono buone, secondo le teorie degli illuministi. L’intervento dell’uomo le corrompe e le peggiora.
Il progresso scientifico dell’Ottocento svincola la natura dalla stretta dipendenza dall’opera divina. Oggi si indica con il vocabolo natura l’insieme dei fenomeni fisici, biologici, chimici come si presentano al nostro esame.
Natura è, quindi spesso, sinonimo di realtà oggettiva e di ambiente opposti all’opera umana. Noi abbiamo con essa un rapporto dialettico. L’uomo, infatti, ha modificato e asservito i processi naturali piegandoli a scopi economici. Ciò ha generato progresso, ma anche inquinamento, estinzione di specie animali e vegetali fino all’esaurimento di molte materie prime come i minerali. Oggi, però, più che spadroneggiare sulla natura, dobbiamo cercare di adattare le nostre pretese produttive ai suoi ritmi.

Specismo: discriminazione o sfruttamento di certe specie di animali da parte degli esseri umani sulla base dell’assunto della superiorità umana.

 

 

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